La nuova serie di The Crown, uscita in autunno, racconta di Lady Diana con un capitolo speciale dedicato proprio al suo abito da sposa.
The Crown 4 ha esordito su Netflix con un frame basato sul Royal Wedding di Carlo e Diana. Un evento che, nel 1981, inchiodò alla televisione 750 milioni di spettatori, record assoluto. L'occasione giusta per rivedere il famoso abito da sposa indossato questa volta da Emma Corrin, più minuta ma somigliantissima a Lady D.
Un modello che la costumista Amy Roberts, vincitrice di diversi Emmy, ha riprodotto filologicamente, dettaglio dopo dettaglio, in modo che ne fosse la copia credibile e perfetta. “E' con quel vestito che mi sono sentita veramente lei”, ha dichiarato l'attrice. Lo avevano creato David ed Elizabeth Emanuel, coppia nella vita e nel lavoro, resi famosi da Bianca Jagger - per un look indossato allo Studio 54 per il suo compleanno- che volevano concretizzare un abito come quello delle principesse delle fiabe.
Ci riuscirono, in quindici prove e 5 mesi che, date le dimensioni del modello, non si svolsero in Atelier ma nelle stanze della principessa Anna. Qualche numero: 90 metri di tulle per la sottogonna, 140 metri per il velo, 10 mila perle e paillettes, 7 metri e mezzo di strascico, il più lungo nella storia dei matrimoni reali. Coda lunghissima e volumi esagerati, forse in considerazione dell'enorme cattedrale di St. Paul, ma anche della timidezza e dell'ingenuità di una ragazza che stava facendo qualcosa più grande di lei e che in qualche modo andava sostenuta. Maniche a sbuffo, corpetto a cuore in pizzo antico risalente alla regina Anna (qualcosa di antico), ruches, trine, taffetà, seta di Dorset, un piccolo fiocco blu cucito all'interno (qualcosa di blu).
Lo completavano la tiara degli Spencer, un diadema di famiglia del 18esimo secolo che Diana aveva preferito alla Lover's Knot Tiara, donatele dalla regina Elisabetta e le scarpine prive di tacco per non superare l'altezza di Carlo. Si dice avesse lei stessa telefonato agli stilisti, consigliata dalla direttrice di Vogue, mostrando intraprendenza e nello stesso tempo semplicità e con la stessa spontaneità li ringraziò poi con un biglietto autografo, ben lontano dalle lettere formali di Buckingham Palace.
Un abito diventato icona, in quel tono avorio scelto per valorizzare l'incarnato rosa della principessa e diventato poi un must per lungo tempo, un abito da favola, ma senza lieto fine.
Guardato oggi, rappresenta alla perfezione gli anni Ottanta, ma appare anche eccessivamente voluminoso con quella gonna immensa e quelle maniche fin troppo generose, ma ancora una volta sottolinea quanto gli abiti da sposa raccontino del loro tempo e della persona che li indossa: sogni, desideri e, a volte, anche tristezze.